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Ottobre 18, 2024

Cimiteri del mondo: i 5 più curiosi da visitare secondo la guida “Memento Mori”

Avevo suppergiù una ventina d’anni quando mi regalarono per la prima volta una guida sui cimiteri. I Campi Santi del mondo erano una meta fissa ovunque andassi. In Senegal mi colpì l’essenzialità, in Romania rimasi conquistata dal legno dipinto a mano (squisitamente naïf), nell’innevata Polonia di qualche inverno che fu, mi lasciai sedurre dalla monumentale tomba di una coppia rom.

La passione per i cimiteri non si esaurì nel giro di qualche annetto, ma durò immutata nel tempo conducendomi alla stesura di una mini-guida sui cimiteri più bizzarri del mondo. Quando la scrissi, e illustrai, non li avevo ancora visti di persona, ma rientravano a pieno titolo nella lista dei desideri da esaudire prima della Morte.

Dato che “Memento Mori” (così si intitola la mini-guida) non è più in circolazione da un po’ (ma sto lavorando dietro le quinte per resuscitarla), ho pensato di condividere qui, sul blog mirabilintico, alcuni dei cimiteri descritti tra le sue pagine. A prima occhiata sono accomunati dai colori vivaci (insoliti visto il tema), ma guardando oltre il velo vi accorgerete che hanno molte altre cose in comune…

Cimitirul Vesel di Săpânța - Romania

Non potevo che iniziare da LUI, il Cimitero Allegro (Cimitirul Vesel) di Săpânța, che sorge in quella terra magica e arcana che è il Maramureș, situato nel nord-ovest della Romania, al confine con l’Ucraina. Ritrovandomi di fronte al cancello d’ingresso, non potevo credere ai miei occhi. Certo, bisogna avere una certa attrazione per la morte per percepire la magia che si cela dietro un luogo simile, ma vi assicuro che porta tanta serenità perché il Cimitero Allegro, allegro lo è davvero. Ed è anche un capolavoro di arte popolare.

Ma veniamo a qualche informazione pratica: l’ideatore di questa meraviglia fu Stan Ioan Pătraș, artigiano romeno che negli anni ’30 realizzò le prime croci in legno dell’insolito Campo Santo.

Ogni croce include un bassorilievo dipinto a mano raffigurante il morto, e un epitaffio che ne racconta la storia, i vizi, la professione, includendo spesso battute umoristiche scritte in prima persona (dal defunto). Come quella che recita:

La grappa è un veleno puro / che porta pianto e tormento / Anche a me li ha portati / La morte mi ha messo sotto i piedi. Coloro che amano la buona grappa / Come me patiranno / Perché io la grappa ho amato / Con lei in mano sono morto.

Pătraș morì nel 1977 e da allora la sua eredità è passata a Dumitru Pop.

Cimitero di Chichicastenango - Guatemala

Il secondo cimitero del mondo che ha conquistato il mio cuore, nonostante non l’abbia mai visitato, si trova in Guatemala, e precisamente a Chichicastenango, che già il nome è tutto un programma. Non vi solletica il desiderio di pronunciarlo a ripetizione?!

Vabbè, andando oltre, il cimitero di Chichicastenango, comune dove la maggioranza della popolazione è indigena Maya K’iche, supera qualunque eccentrica aspettativa.

David Dennis, CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons

Coloratissimo, mescola il culto cattolico con la tradizione indigena Maya. Le tombe vengono dipinte con i colori preferiti del defunto o in base allo status di famiglia. Oppure si tingono di bianco, simbolo di purezza, turchese, simbolo di protezione, e giallo, simbolo della forza vitale del sole. La vivacità cromatica, secondo gli antichi Maya, aiuta i vivi ad accettare l’inevitabilità della morte.

Bridge to Paradise nel Parco di Xcaret - Messico

Terzo cimitero della mia “Wish List” è il “Bridge to Paradise” situato all’interno dello “Xcaret Park”, in Messico. Anche qui troviamo un irresistibile mix di tradizioni cattoliche e precolombiane, il tutto condito dall’inconfondibile arte popolare messicana.

La forma del cimitero, una conchiglia a spirale sviluppata su sette livelli, è alquanto curiosa. Si ricollega all’usanza Maya di soffiare in queste conchiglie per comunicare con gli Dei.

A proposito dei sette livelli, ognuno di essi simboleggia i giorni della settimana, mentre i 52 gradini simboleggiano le settimane in un anno. Insomma, in questo Campo Santo nulla è lasciato al caso!

Eklutna Village Cemetery - Alaska

Si chiama Eklutna Village Cemetery, si trova in Alaska ed è un cimitero indigeno “Denaina” e “Tanaina”, popolazioni Athabascan native del luogo. Le tombe di questo cimitero sono chiamate “Spirit Houses“, sono di legno, diverse per dimensioni, colore e stile decorativo.

Di Enrico Blasutto/Wikipedia

Tradizionalmente, sopra alla tomba dei defunti viene collocata una coperta per riscaldare e confortare l’anima in cammino. Quaranta giorni dopo, sopra la coperta viene posizionata la cosiddetta “Casa degli Spiriti” in legno, dipinta dai membri della famiglia con i colori che la rappresentano, arricchita da elementi decorativi e da una croce ortodossa. E la domanda sorge spontanea: perché ortodossa? Perché queste terre furono conquistate dai russi di religione ortodossa e come spesso accade, le tradizioni native si mescolarono con quelle degli invasori.

A cosa serve di fatto questa casetta? Lo scopo è offrire allo spirito del defunto un posto dove stare fino al momento conclusivo del suo viaggio verso l’altro mondo. Dopodiché, come vuole la tradizione Athabascan, viene abbandonata a se stessa perché tutto deve tornare alla Terra.

Cemetery of Negativism di Baguio - Filippine

L’ultimo cimitero che vi presento non è incluso nella guida “Memento Mori” perché l’ho scoperto di recente. Si trova nelle Filippine, a Baguio City, e venne fondato da John Hightower (un ufficiale americano) nel 1981. Qui non si seppelliscono i morti ma le emozioni, gli atteggiamenti e i pensieri negativi.

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