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Maggio 26, 2017

La Smorfia non mi ha mai incuriosita finché non mi sono imbattuta nel mondo di Federico Berti, moderno cantastorie che ti canta la smorfia a modo suo. E ho scoperto che l’universo Smorfia è molto più avvincente, articolato, affascinante di quanto credessi. Visto che i sogni mi interessano eccome, ho invitato Federico nel mio salottino virtuale per sfatare un po’ di miti anti-smorfia, riscoprendo l’importanza di un’interpretazione onirica legata al territorio di appartenenza. Perché, come afferma Federico nel corso dell’intervista, “scollegare la pratica interpretativa dal territorio e dalle sue particolarità” è limitante. A te la parola Federico e grazie di essere qui.

sito: www.federicoberti.it

Fb: https://www.facebook.com/bertifederico

1. Quali sono le origini della Smorfia e cos’è?

La cosiddetta ‘Smorfia’ napoletana prende il nome dal dio dei sogni Morfeo, deriva dalla cabala ebraica giunta nel Regno di Napoli dalla Spagna ma fin dal suo arrivo in Italia venne assimilata all’onirocritica in una forma già diffusa in tutto il Mediterraneo fin dal II secolo dell’era volgare. Sebbene si parli di quest’arte già nell’Antico Testamento, è solo con Artemidoro di Daldi che compare un catalogo ragionato dei simboli più frequenti dei sogni associati a una rosa di possibili interpretazioni ‘augurali’. Non è solo a Napoli tuttavia che si pubblicano le cabale illustrate, ma nelle maggiori città d’Italia se ne possono trovare. Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Piacenza, Milano, Torino. Non è una pratica specificamente partenopea e non esiste una sola Smorfia identica per tutti ma addirittura nella stessa città pubblicazioni successive riporteranno simboli diversi in posizioni diverse.

2. Ci sai dire qualcosa sulla figura dell’Assistito. Chi è e cosa fa?

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Prima della psicoanalisi l’arte di ricavare i numeri dai sogni veniva coltivata da confidenti che, avendo ascoltato migliaia di racconti da parte di tantissimi sognatori, sapevano rendere conto dei simboli più ricorrenti nel loro tempo e nel territorio in cui operavano. Quante più persone andavano a confidarsi, tanto la probabilità che vi fossero delle vincite cresceva e intorno a loro si veniva a sviluppare il mito dell’infallibilità. Il loro nome a Napoli indicava una persona ‘assistita’ dagli spiriti, perché si riteneva allora che i sogni non provenissero dall’inconscio ma venissero portati a noi dall’esterno. Lo spirito di un trapassato, un’anima del purgatorio, un santo, Dio stesso. Non era una figura propriamente napoletana, al contrario la ritroviamo in diverse tradizioni regionali e in altrettanti cataloghi dei simboli, ognuno diverso da tutti gli altri. In Toscana li chiamavano ‘frati’, a Bologna ‘bulgari, chissà quanti altri nomi venivano loro attribuiti.

3. Qual è a grandi linee il procedimento che porta ad associare determinati sogni a precisi numeri?

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Utopia di Federico Berti

Il procedimento di compilazione è in parte logico-deduttivo, in parte arbitrario e personale, non può avere nessuna pretesa di oggettività. Se pensiamo che nelle smorfie illustrate del secolo XIX si trovavano le uniformi dei carabinieri, contemporanee ai compilatori, comprendiamo che non si può pretendere da quelle in alcun modo un valore universale ma piuttosto una utilità ‘pratica’ hic et nunc. Inutile dire che i simboli non sono tutti uguali in ogni parte del mondo, la neve ricoprirà un significato diverso da Napoli a Bologna, da Venezia a Piacenza, da Firenze a Roma. I cataloghi sono differenti e rimandano all’attività di censimento e riordino da parte degli interpreti i quali avevano bisogno di riassumere principalmente a sé stessi i dettagli più frequentemente riferiti dai narratori. La mano può far 5 se contiamo le dita, può far 2 per la destra e la sinistra, è indifferente. Il sole in genere fa uno, la luna due ma li si ritrova spesso in altre posizioni. Il morto che parla non fa 47 come molti credono, è solo un’invenzione cinematografica.

4. Cosa sono i sogni secondo te

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Favole di Federico Berti

Il sogno è un’attività della mente umana volta a creare delle connessioni ’emotive’ fra i dati sensibili dell’esperienza raccolti durante le ore di veglia. Non possiede un significato proprio, viene usato quando raggiunge il livello della coscienza per produrre un contenuto. L’interpretazione non è mai univoca, l’apparente casualità delle connessioni e la ricorsività dei simboli comuni consente una pluralità di configurazioni significanti. I simboli vengono trattati dall’interprete come le carte dei tarocchi.

5. La Smorfia è spesso considerata una pratica superstiziosa, che ne pensi?

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La devozione popolare ha sempre visto nel sogno una manifestazione di entità numinose, angeli o demoni per la maggior parte delle religioni monoteiste. In questo senso venivano collegati all’oltremondo e si pensava che attraverso di essi avvenisse una comunicazione con le anime del purgatorio. In questo senso non era una pratica superstiziosa, diversi frati davano i numeri come ricordano diverse leggende in particolare toscane. La pratica di scegliere gli elementi principali del sogno riducendoli a tre o cinque non di più, andandoli poi a giocare per più settimane consecutive, era di fatto funzionale a memorizzare il sogno ritornandovi spesso col pensiero, di per sé questo procedimento non ha niente di soprannaturale. Lo diventa nel momento in cui qualcuno pretende di poter prevedere i numeri che usciranno, sia attraverso l’onirocritica, sia con le tavole periodiche o il metodo statistico.

6. L’interpretazione psicologica dei sogni a mio parere è interessante ma limitata. Qual è la tua opinione?

Il ponte della pia

Il limite principale dell’interpretazione psicoanalitica è quello di scollegare la pratica interpretativa dal territorio e dalle sue particolarità. Un tempo gli assistiti o come venivano chiamati, dovevano essere persone disinteressate, non facevano questo per soldi. Al massimo un dono in natura, un pensiero, mai denaro. Erano ‘assistiti’ anche dalla comunità, che imparava a conoscerli e li teneva sotto costante osservazione affinché non utilizzassero la loro abilità per raggirare il prossimo traendone un vantaggio, cosa quanto mai grave che avrebbe comportato l’immediata perdita di credibilità. La psicoanalisi prevede una posizione professionale e il controllo degli interpreti passa attraverso un’associazione che non ha niente a che vedere con l’ambiente sociale in cui opera. Pretende universalità e questo la porta spesso a perdere di vista le specificità culturali del qui e ora.

7. Perché e come ti sei avvicinato al mondo onirico?

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L’albero delle Sephirot inscritto nel fiore della vita.

Forse è opportuno cominciare la nostra conversazione dal motivo per cui mi sono avvicinato allo studio della cabala dei sogni. Svolgo da circa vent’anni l’attività di cantastorie nelle piazze e nei mercati, tradizione fino a poco tempo fa collegata alla distribuzione di fogli illustrati con l’oroscopo e i numeri da giocare. Le prime volte non raccolsi con favore la richiesta dei numeri da giocare, mi sembrava quasi offensivo. Ho poi scoperto che fin dall’invenzione della stampa i cantori popolari han distribuito pubblicazioni rivolte al pubblico della strada e che fra queste i cataloghi dei simboli ricorrenti nei sogni erano tra i più apprezzati. Gli autori più citati in questi libricini erano Cornelio Agrippa, Rutilio Benincasa Giordano Bruno, Marsilio Ficino e Dante Alighieri. La tradizione a cui rimandavano era dunque molto antica, più del gioco del lotto. Approfondire quei rimandi è molto istruttivo.

8. Raccontaci il sogno più strano che hai mai fatto

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Il sogno appartiene alla sfera privata, così la sua interpretazione ha un senso quando esiste un rapporto fra sognatore e confidente. Non si raccontano i propri sogni agli sconosciuti, se non in modo anonimo. Per questo non mi sento di rispondere a questa domanda. Ti ringrazio per lo spazio che mi hai dedicato. Pratico l’onirocritica da più di vent’anni, ho ascoltato molte persone e redatto a mia volta un catalogo illustrato dei simboli più frequenti a me riferiti. Funziona in modo diverso dal ‘vocabolario’ perché permette anche il procedimento inverso, cioè partire dal numero per arrivare al simbolo attraverso una libera associazione mentale. Questo ha numerose applicazioni anche nel campo creativo, poetico e artistico. Nel mio Libro dei sogni, oltre alla tavola periodica e al significato augurale, si possono sperimentare alcuni esercizi di stile che utilizzano proprio il materiale onirico nel processo creativo. Si può acquistare online, 10 euro spedizione compresa. C’è anche un’ampia sezione storica dall’antichità ai giorni nostri.

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La smorfia, cos’è e cosa non è: intervista a un cantastorie