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Gennaio 24, 2017

Il mio interesse per il mondo onirico nasce da un episodio surreale vissuto da bambina. di natura (ancora) ignota. Sogno o realtà? Oggi ritengo la risposta superflua. Mi ha segnata profondamente. quindi a dispetto della sua natura è “realtà”.

Gli Antichi Greci affermavano di non fare i sogni ma di esserne visitati. Il che dice tutto. Perché i sogni non sono necessariamente appendici della veglia. senza nulla togliere all’interpretazione psicoanalitica.

Tante scuole. tanti pensieri. tante teorie. Giuste. sbagliate. vere. presunte. Non sta a me dirlo. Mi limito a osservare, chiedere, curiosare. E questa volta a catturare la mia attenzione è stata l’OniroTarologia, interpretazione dei sogni con i Tarocchi. Per sviscerare i contenuti del metodo. aprire uno spiraglio sul mondo onirico e capire in cosa consiste e perché é importante interpretare i sogni. ho intervistato il suo ideatore, Massimiliano Colosimo. Grazie per l’intervista e a lui la parola.

I blog di Massimiliano sono: www.onirotarologia.it & onirotarologia.wordpress.com

1. Cos’è l’onirotarologia e come funziona? Si può praticare in modo autonomo?

L’OniroTarologia è una pratica di interpretazione dei sogni che utilizza il linguaggio dei Tarocchi per descrivere il sogno. In pratica si cerca di associare le immagini dei Tarocchi al racconto del sogno, costruendo una sequenza di Tarocchi che sia in grado di illustrare visivamente gli elementi sognati.

E’ una pratica nata proprio per supportare l’auto-interpretazione dei sogni, cosa alquanto ardua poichè nell’interpretare i propri sogni si rischia di essere autoreferenziali, giungendo a conclusioni che spesso già conosciamo, mentre il potere del sogno è proprio quello di insegnarci qualcosa di profondo di noi stessi che non conosciamo. Visualizzando la sequenza dei Tarocchi, che sono un compendio di immagini ad alto contenuto simbolico e archetipico, il sognatore riesce in un certo senso ad oggettivizzare il proprio sogno, osservandolo dall’esterno (e quindi in modo più neutrale), come se leggesse una storia o una favola.

Chiaramente questa tecnica è indicata per chi ha una minima conoscenza della simbologia dei Tarocchi, anche se ritengo che il potere evocativo di quelle immagini possa ispirare anche i “profani” della materia.

2. A cosa ti sei ispirato per formulare questa tecnica di interpretazione dei sogni? Esistono discipline simili?

Questa tecnica è stata il frutto di una folgorante intuizione mentre stavo approfondendo lo studio di Carl Gustav Jung. Puntualizzo infatti che l’OniroTarologia è una disciplina che sposa appieno l’approccio junghiano all’interpretazione dei sogni. In particolare, mi sono imbattuto nella descrizione di un suo sogno giovanile: il “sogno della lanterna contro vento” (chi vuole può approfondirlo sul sito www.onirotarologia.it). Nel leggerlo mi è apparsa lampante l’associazione visiva con due Lame: il Diavolo e l’Eremita. A quel punto ho provato a replicare l’esperimento di associare le immagini dei Tarocchi ai mie sogni personali e ad alcuni sogni presenti nel database di CEPEI – Centro di Psicologia Evolutiva Intersoggettiva (ringrazio a tal proposito Giuseppe Fojeni, psicologo e psicoterapeuta che mi ha fin dall’inizio supportato nella pratica del metodo). Con grande euforia ho scoperto che queste sequenze di Tarocchi erano in grado di provocare brucianti intuizioni sul significato profondo dei sogni, una trama nascosta non immediatamente visibile “ad occhio nudo”.

Appena avuta questa folgorazione mi sono gettato a capo chino nello scrivere un libro, descrivendo il metodo e riportando una raccolta di esempi pratici. A quel punto è inevitabilmente sorto il dubbio che qualcosa di analogo esistesse già. Ho fatto numerose ricerche sul web anche in lingua inglese e l’unica disciplina similare che ho scoperto utilizzava i Tarocchi per interpretare i sogni ma come “estrazione” casuale di carte, e non come sequenza “ragionata” in base ai precisi elementi simbolici ed archetipici del sogno e del Tarocco. Non che lo studio della relazione tra Tarocchi, inconscio e sogno fosse in assoluto una novità: Jung stesso compì studi embrionali in tal senso; il mio è piuttosto un contributo pratico, una tecnica di interpretazione, appunto. Sia chiaro che, in quanto junghiano, credo nella sincronicità e ritengo utilissime anche le discipline con estrazione non ragionata dei Tarocchi, sempre che non abbiano per finalità scopi cartomantici o suggerire i numeri del lotto!

3. Cosa offre in più, o di diverso, l’onirotarologia rispetto alle tecniche di interpretazione tradizionali? E perché è efficace secondo te?

È un metodo secondo me efficace innanzitutto perché permette di offrire stimoli per l’auto-interpretazione dei sogni e per l’auto-riflessione. E’ inoltre un metodo utile per supportare l’interpretazione dei sogni altrui: in questo caso il sognatore ha un qualche margine di libertà nello scegliere istintivamente i Tarocchi che risuonano con il proprio sogno (pur senza conoscerne il significato simbolico), mentre l’OniroTarologo guida l’intero processo e aiuta a decodificare la simbologia dei Tarocchi scelti in abbinamento al sogno. Infine, è un metodo che utilizza i Tarocchi come strumento di “amplificazione” degli elementi onirici, estendendone il significato oltre la contingenza del sogno e centrandone i nuclei archetipici sottostanti.

In realtà non vedo questo strumento come un’alternativa agli altri metodi di interpretazione, piuttosto lo vedo come un eventuale supporto integrativo alle tecniche più tradizionali, anche se per sua genesi, come dicevo, si sposa perfettamente con l’approccio di tipo junghiano. Resta comunque vero che il mio metodo si regge per così dire in piedi da solo e può essere utilizzato anche in mancanza di conoscenze sulle varie scuole interpretative. Per come la vedo, qualunque strumento che vada nella direzione di comprendere i sogni è ben accetto!

4. Quali elementi del sogno, ai fini interpretativi, sono più importanti e perché? I sognatori a cosa dovrebbero porre attenzione?

Sono tantissimi gli elementi cui porre attenzione, proverò a citare i più importanti ben sapendo di non poter essere esaustivo:

le sensazioni e le emozioni associate al sogno, anche al risveglio: è un sogno che mi ha lasciato un senso di tristezza? Di dolore? Di piacere? Più sono negative le sensazioni e le emozioni associate al sogno, più si evidenzia una qualche forma di conflitto inconscio;

i personaggi sognati: chi sono? Sono persone reali con cui ho rapporti attuali nella mia vita o sono piuttosto figure immaginarie o persone con cui non ho più rapporti da tanto tempo? Nel secondo caso i personaggi vanno visti principalmente come la raffigurazione di una parte di noi stessi che vive a livello inconscio (e che tendiamo a proiettare in persone esterne);

l’evoluzione del sogno: come si evolve e si chiude il sogno? Ha l’aspetto di una favola auto-conclusiva oppure ha un finale aperto? Alcuni sogni sembrano porci un interrogativo del tipo: la cose stanno così (o stanno andando in questa direzione), come intendi reagire?

la ripetitività: quanto spesso mi capita di avere questo genere di sogno? Con l’OniroTarologia questo lo si può vedere bene, notando ad esempio certi Tarocchi o intere sequenze che compaiono pressoché immutate in sogni apparentemente differenti;

la sequenza di sogni: quello che ho sognato oggi può essere la prosecuzione del racconto onirico di ieri, pur essendo mutati i personaggi e gli aspetti formali; il sogno di domani sarà influenzato da come, nel mio conscio, ho metabolizzato il sogno di oggi;

gli atteggiamenti dell’Io onirico e dei personaggi del sogno: quanto sono simili ai miei atteggiamenti della vita reale? Quanto invece sono compensatori di miei atteggiamenti reali eccessivamente sbilanciati in un senso o nell’altro?

le “voci” dei sogni: quando capita di ricordare frasi o interi dialoghi prestiamo particolare attenzione, perché sono la voce spontanea del nostro inconscio.

5. Personalmente credo che i sogni vengano spesso banalizzati o “psicoanalizzati” in modo eccessivo. Secondo me alcuni sogni vivono di vita propria, non sono necessariamente collegati alla veglia. Tu che ne pensi?

D’accordissimo, in un senso e nell’altro. Riguardo alla banalizzazione del sogno, la civiltà di oggi ne trascura la vitale importanza per l’uomo, laddove nell’antichità la pratica di interpretazione del sogno era importantissima non solo per il singolo ma per l’intera collettività e l’interprete dei sogni era una figura quotidiana assimilabile al medico.

Sull’eccessiva psicoanalizzazione del sogno si soffre dell’unilateralità dell’approccio di colui che ancora ad oggi è visto come il padre dell’interpretazione dei sogni (e formalmente lo è!): Freud. In Freud prevale una visione – perdonami l’inglesismo – “backward looking”: nei sogni si riflettono cioè i “traumi” ed i “complessi” che hanno segnato il nostro passato e la ricchezza dei simboli onirici è ridotta alla loro natura di “segni” con sfumatura libidica. Per Jung la libido non è solo energia sessuale ma è un’energia complessa, di natura vitale e spirituale. Ma soprattutto per Jung il sogno va visto in chiave prospettica, come strada che può condurre alla piena realizzazione dell’individuo all’insegna del “Sé”. Con Jung il sogno conserva intatta la sua espressione di fenomeno naturale e primordiale ma lascia aperta la strada ad implicazioni trascendentali che sfuggono al meccanicismo e razionalismo freudiano. Deve far molto riflettere che ciò che Jung teorizzava all’epoca è oggi materia di ricerca scientifica, mi riferisco ad esempio alla relazione tra materia e psiche e al fenomeno della sincronicità. Ma nelle università Jung è ancora oggi studiato pochissimo…

Tornando alle tue considerazioni, confermo che i sogni godono di vita propria e manifestano una propria energia che vive indipendentemente dalla volontà della nostra coscienza. Meno siamo consapevoli delle manifestazioni del nostro inconscio – e il sogno è come un variopinto acquario che ci offre la possibilità di osservarle – più queste manifestazioni agiranno all’esterno della nostra volontà, condizionando la nostra vita reale!

6. I sogni possono facilitare i momenti di passaggio, o alcune fasi della vita, attivando determinate risorse interiori? Sono più efficaci se ce ne accorgiamo interpretandoli?

Tra le funzioni del sogno vi è proprio quella di alimentare e sostenere il nostro equilibrio psichico in corrispondenza di particolari momenti di passaggio. Ad esempio nella fase iniziale della nostra vita i sogni sono come una scuola attraverso la quale apprendere i meccanismi archetipici universali che faranno da sostegno alla nostra vita, nonché una sorta di meccanismo biologico di programmazione che ci trasmette gli elementi costitutivi della nostra specifica individualità. Con la maturità i sogni puntano piuttosto a farci acquisire la completezza, aprendoci gli occhi sulle limitatezze del nostro Io e sulle possibilità che ci sono aperte per una vita più completa. Di fronte a momenti drammatici di passaggio i sogni ci vengono incontro facendo emergere aspetti della nostra totalità psichica che giacciono nascosti nell’inconscio e che possono venirci in soccorso, talvolta persino in anticipo rispetto al realizzarsi degli eventi traumatici.

La comprensione del sogno può certamente accelerare l’efficacia di questi processi, anche se a mio avviso il semplice fatto di prestare attenzione a ciò che si sogna porta grandi benefici. Io cito sempre un antico detto che recita: “un sogno non interpretato è come una lettera non letta”. Leggere quella lettera ci può aiutare ad essere consapevoli; l’ideale è arrivare a prendere decisioni consapevoli nella nostra vita reale basandoci sul contenuto di quella lettera. Non è tanto importante che cosa sogniamo, ma come noi re-agiamo da svegli rispetto alle tematiche poste nel sogno.

7. Cosa sai dirci degli incubi? Cosa vogliono dirci e perché sono importanti?

Gli incubi vanno immaginati come il nostro inconscio che urla. Lo fa per destare la nostra attenzione. Urlare è la naturale reazione che avrebbe chiunque veda le proprie lettere sistematicamente ignorate dal destinatario! Gli incubi segnalano la presenza di un conflitto inconscio di importanza vitale per il sognatore ed in ragione di ciò è fondamentale comprenderne la natura. Tanto più il sognatore è sordo alla voce del proprio inconscio (arrivando persino a metterne in dubbio l’esistenza o a dare unicamente ascolto alla voce della cosiddetta ragione e dell’Io cosciente), tanto più l’urlo è forte e terrificante.

I mostri e le figure spaventose che popolano i nostri incubi sono quella famosa “parte di noi stessi” che ci rifiutiamo di accettare e di comprendere. Quando questo avviene, il rischio è che questa parte di noi divenga sempre più selvaggia, assorbendo la nostra energia psichica in modo autonomo e vivendo come un’entità separata in forte opposizione al nostro Io, giungendo addirittura a prendere possesso della nostra vita senza che ce ne accorgiamo.

Posso esemplificare il tutto con i Tarocchi. Ne esiste uno che si chiama il “Matto”. Si vede un personaggio che guarda in alto, appare disinteressato rispetto al mondo materiale su cui cammina e a ciò che avviene dietro di lui (cioè nella sua zona inconscia): infatti non sembra accorgersi del cane che lo segue e che gli morde le chiappe. Il cane può essere visto come la parte “animalesca” del Matto, quella più istintuale ma anche più fedele alla sua natura (pensando proprio alla simbologia del cane). Il Matto è “matto” proprio perché procede ignorando questa sua componente vitale essenziale, essendosi dissociato dal suo “cane” interiore! Questo cane col tempo diverrà sempre più aggressivo e mostruoso, e questo perché? Per attirare l’attenzione del suo padrone e per essere riconosciuto, accettato nella sua totalità. Infatti, tutto ciò che nei sogni ci insegue, per quanto mostruoso e apparentemente aggressivo sia, lo fa solo per tentare di riunirsi a noi, per essere abbracciato e ri-compreso.

In generale esiste un meccanismo di questo tipo nei sogni: se non comprendiamo l’importanza di una determinata situazione simbolica sognata, i sogni successivi proveranno a raccontarci la stessa storia in modo sempre più elementare e primitivo, rievocando per l’appunto situazioni di terrore primordiale e ancestrale.

8. Hai qualche consiglio per noi sognatori? Per esempio, quali strumenti e in che modo dovremmo prendere nota dei sogni?

Il primo consiglio che do è sicuramente quello di tenere un diario dei sogni, stimolando il ricordo del sogno. Anche chi è convinto di “non sognare” scoprirà dopo qualche giorno di essere in grado di ricordare piccoli frammenti onirici e dopo una settimana sogni interi.

La cosa migliore è trascrivere il sogno appena svegli, perché già dopo un’ora una buona metà dei particolari onirici sfuma nel nostro ricordo. Io ad esempio, non avendo molto tempo al mattino come immagino molti di noi, scarabocchio gli elementi chiave del sogno che manterranno fresco il ricordo fino alla sera, quando avrò più tempo per compilare il mio diario. In alternativa, registro il sogno con il microfono del telefono trascrivendo il testo successivamente.

Riguardo agli strumenti consiglio di utilizzare un diario cartaceo, perché la scrittura favorisce meglio l’autoriflessione e l’inchiostro è un elemento simbolico che richiama il “flusso di coscienza”, l’energia psichica che scorre, le stesse “acque dell’inconscio”. Con un diario cartaceo è inoltre più facile disegnare eventualmente qualche elemento del sogno che ci ha colpito o prendere appunti volanti.

Esistono tuttavia anche strumenti digitali che consiglio, come l’App “Dream Journal” e la piattaforma “DreamBoard”, che permette addirittura di riportare i colori associati al proprio sogno. Questi strumenti, rispetto al diario cartaceo, hanno il vantaggio di rendere più fruibile l’archivio dei propri sogni, ad esempio se volessi capire quanto spesso sogno l’elemento “casa” o il tale personaggio e in abbinamento a quali altre circostanze. Certo, l’ideale sarebbe tenere sia un diario cartaceo che un archivio digitale, ma mi rendo conto che ciò assorbirebbe molto tempo!

Un’altra pratica ad altissimo valore è raccontare il sogno a qualcuno, proprio perché gli altri vedendo il sogno dall’esterno sono in grado di dare qualche indicazione neutrale sui possibili significati. Non necessariamente dovrà essere un interprete dei sogni, ma certamente una persona di fiducia. Raccontando il sogno verbalmente abbiamo modo di rivivere il sogno, suscitando spesso nuove intuizioni e chiavi di lettura.

Un buon diario dei sogni dovrebbe contenere questi elementi:

il “titolo” del sogno: un titolo di nostra scelta che sia evocativo, come se fosse un film o una fiaba;
il contesto oggettivo: perché, secondo noi, abbiamo fatto quel sogno, che periodo stiamo vivendo, cosa abbiamo fatto il giorno precedente, in che modo il sogno rimanda a circostanze realmente accadute, ecc.;
il racconto del sogno, secondo la struttura della fiaba: un’introduzione, lo sviluppo del racconto, la “peripezia” e la conclusione;
le sensazioni provate all’interno del sogno e al nostro risveglio;
– una nostra possibile interpretazione, per quanto elementare e stilizzata;
un’azione concreta, una decisione evolutiva che intendiamo attuare dimostrando di aver appreso il contenuto della lettera scritta dal nostro inconscio;
– dulcis in fundo: la sequenza di Tarocchi abbinata al sogno!

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Onirotarologia – L’interpretazione dei sogni con i tarocchi: intervista all’autore