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Maggio 19, 2015

Travels: la mia (strana) Zanzibar. Rivedere le mie vecchie foto, come rileggere i vecchi diari di viaggio, non è mai (solo) un piacere. Questo perché all’epoca non ero esattamente felice. Anzi, direi che non lo ero per niente. Ne sono la prova le immagini che scattavo in giro per il mondo (la macchina fotografica me la portavo appresso solo nei viaggi).

Una passione, quella per la fotografia, che ho coltivato per anni, esercitando la fantasia piuttosto che la tecnica. Adoravo immortolare cose strane, tipo la spazzatura, forme curiose sui muri, angoli oscuri, lapidi (come in Romania o in Polonia) ma questo mi rendeva oggetto di attenzioni indesiderate. Che tradotto significa: “ma che ca… sta fotografando quella lì? E’ fuori?”. Vista la mia timidezza, che allora era fuori controllo, spesso rinunciavo al soggetto o ne cercavo altri, meno appetitosi, ma lontano da sguardi indiscreti.

Ed ecco che il mini reportage su Zanzibar, magnifico arcipelago della Tanzania, rientra a pieno titolo nella fase “timida e depressa”. E si vede a giudicare da tutto il rosso che aggiunsi in post-produzione (che ora rimuoverei volentieri) o dalle croci che riuscii a scovare guardando due assi di legno appoggiate a una parete. Forse gli scatti “più normali” sono quelli della ragazza immortalata in un cartellone pubblicitario mentre osserva (sorridente e inquietante) il viavai dei passanti.

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